(pubblicato per la prima volta il 15-02-1984)
Musashi non arriva sulla Terra Sacra per eroismo, passione o voglia di giustizia, ma per un motivo più personale ed egoistico: difendere la propria vita e mantenere il possesso della Ogonken. Le sue ragioni lo pongono alla pari del suo avversario Nero, il braccio destro di Caos che crede nel progetto del suo signore, e anzi all'inizio della lotta lo fanno sembrare decisamente superiore. La tranquillità di Musashi viene turbata solo quando egli, certo di avere vinto in un batter d'occhio, sta per tornare al mondo conosciuto attraverso la porta dalla quale era giunto. Si sbaglia, perché Nero è vivo e vegeto, e la sua Raikôken esplode la propria immane potenza. Ma il divario tra i due contendenti sembra incolmabile, e i danni generati dalla Raikôken non bastano a mettere fuori gioco Musashi nonostante l'effetto-sorpresa. E la reazione del guerriero psichico, ora concentrato al massimo, è devastante, con la Ogonken che spezza, due alla volta, ben quattro zanne della Raikôken, riducendone il potere a un terzo. Nero non si arrende, perché la battaglia è troppo importante per lui. Anzi, spronato da Caos ritenta un'ultima volta, trovando la morte quando la Ogonken gli trafigge il petto. È finita e Musashi ha vinto, ma allora perché la Ogonken invece di tornare nelle sue mani si conficca nel terreno insieme alle altre sette lame? E perché Musashi, pur vincitore, è costretto da una qualche entità a svanire nel nulla? Forse è impossibile sopravvivere alla guerra, e il suo destino è, come quello degli altri combattenti, quello di reincarnarsi e combattere per l'eternità? Kojiro osserva attonito la scena, e un attimo dopo una presenza indefinita gli fa compagnia, preludio all'ultimo duello.
Shoryu, Ryuho e Kirikaze si ritrovano per fare il punto sulla situazione, ma nessuno di loro ha scoperto cosa sia accaduto a Kojiro e Ryoma, né come stia procedendo la guerra per le Spade Sacre. Kirikaze, però, alza gli occhi verso la Luna e la vede di un colore rosato, comprendendo che essa è il teatro dello scontro, e che la furiosa battaglia è in pieno svolgimento. Niente di più vero, perché l'Imperatore Caos in persona ha iniziato il suo duello con Kojiro, e la sua forza è talmente grande che la Hôô Tenbu nel giro di pochi attimi sembra avergli dato la vittoria finale. Ma non è così, non ancora, perché la Fûrinkazan è potente e ribelle, e non accetta di sottomettersi a Caos a differenza delle altre spade. Kojiro si ritrova a battersi con le spade dei suoi stessi compagni, tutte sottomesse alla Hôô Tenbu, e si rende conto di essere solo contro nove nemici.
Ancora una volta, però, la Fûrinkazan va in soccorso di Kojiro, mostrando un'attitudine al comando pari a quella della spada di Caos e annullando la soggezione che le varie spade avevano per la Hôô Tenbu. È una sfida uno-contro-uno, ora, e la cosa è talmente vera che Kojiro inizia a vedere i lineamenti di Caos, diventato un normale combattente anche ai suoi occhi. E quando si tratta di combattimenti con la spada, Kojiro sa battersi alla pari con chiunque.